PIANTAGGINE LANCEOLATA

Plantago lanceolata L

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  1. Piergiorgio
     
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    PIANTAGGINE LANCEOLATA (Plantago lanceolata L.)



    DESCRIZIONE DELLA PIANTA
    E’ una Pianta erbacea perenne, è una specie officinale commestibile ed è estrememente polimorfa. Cambia molto il suo aspetto in base alla zona climatica, all’esposizione, al terreno dove cresce e all’umidità.
    La piantaggine può risultare talvolta infestante, infatti ha l’incredibile capacità di rigenerare numerosi nuovi e numerosi getti dalla rosetta basale che le permette di sopravvivere al calpestio dei veicoli nelle strade sterrate, agli zoccoli del bestiame nei pascoli, ed alle frequenti falciature dei prati.



    Cresce spontaneamente un po’ ovunque, la possiamo ritrovare ai margini delle strade, nei campi, in zone soleggiate e nei sodi, ed in genere in maniera abbondante. Si adatta quindi a quasi tutti i climi e i suoli. E’ presente nei prati e nei pascoli, anche nelle macerie, e cresce dal livello del mare sino ad una quota che sfiora i 2.000 m s.l.m.
    Se in tarda primavera viene falciata la pianta ben presto nasceranno nuove foglie dalla rosetta basale.
    Si riconosce molto facilmente, perchè è costituita da un grande rizoma fibroso le cui radici sono sempre fascicolate e tenaci. Raggiunge un’altezza variabile tra i 20 ed i 50 cm, e dalla rosetta basale crescono numerose foglie a formare un vero e proprio ciuffo fogliare,



    anche se le foglie rimangono sempre ben separate sino al livello del terreno.
    Ai meno attenti potrebbe essere confusa con la Plantago argentea Chaix (Piantaggine argentea), anche se dobbiamo dire che questa pianta è presente nei monti, ha comunque radici secondarie ingrossate e le foglie hanno peli appressati e quasi vellutate. Inoltre i lobi della corolla e le antere sono bianco-argentei.
    Le foglie, di un bel verde brillante nelle fresche primavere, crescono dalla rosetta basale sono sempre molto lunghe, e si sviluppano in maniera dritta assumendo una forma lanceolata. Le foglie sono solitamente prive di peluria ed il picciolo che le sostiene è breve e robusto. Si sono riscontrate foglie di piantaggine dove la foglia era pelosa, in questo caso siamo nella diversità prima citata.
    I lembi delle foglie sono caratteristici perchè sono percorsi da cinque nervature principali parallele sempre ben distinte,



    caratteristica questa che la fa distinguere da molte altre piante erbacee che potrebbero somigliargli.
    Anche nella pagina inferiore della foglia le nervature sono sempre ben evidenti e distinte.



    A primavera inoltrata della rosetta basale, facendosi spazio tra le foglie basali, spunta l’impalcato floreale, costituito da scapi fiorali che sono coperti di peli irti, anch’essi costituiti da cinque striature longitudinali. I fiori terminano con una spiga inconfondibile, sempre ovale o conica, costituita da numerosissimi fiori che sono strettamente costipati tra loro.



    I fiori si sviluppano all'altezza delle brattee, che sono membranose e di color bruno. Il calice è composto da sue sepali liberi e da due che invece sono saldati, diritti e con una nervatura centrale verde. La corolla è di tipo tubolare e nella classica forma ad imbuto, divisa in lobi lanceolati di color bruno.
    Gli stami, che sono quattro, sono dotati di lunghi filetti e di antere, inizialmente gialle, poi con il passar del tempo prendono un colore tendente all’arancione, oltrepassando la corolla che è biancastra.
    L'aspetto più evidente dell'infiorescenza sono in realtà gli stami, molto lunghi, che formano una coroncina che si sposta progressivamente verso l'apice dell'infiorescenza con il progredire della fioritura.

    COSTITUENTI PRINCIPALI
    La droga vegetale che viene presa in considerazione è costituita dalle parte aeree o dalle sole foglie.
    I costituenti principali: mucillagini, tannini, glicoside aucubina, vitamina C, acido silicico.
    In particolare, entrando nei dettagli, è composta da :
    - Glicosidi iridoidici: tra cui aucubina (0.3-2.5%), catalpolo (0,3- 1,1%), asperuloside
    - Flavonoidi: (apigenina, luteolina, scutellarina, baicaleina, nepetina, ispidulina, plantagoside)
    - Mucillagini: sono circa il 6.5%, costituite da almeno 4 polisaccaridi ricca soprattutto in D-galattosio, L-arabinosio, 40%, acidi uronici, enzimi
    - Tannini: (6,5%); acido clorogenico e neoclorogenico
    - Cumarina esculetina, acidi fenoli
    - Acido silicico (1,35%); sali minerali (>zinco e potassio)

    ATTIVITÀ FAMACOLOGICHE
    Le principali attività farmacologiche delle piantaggini in genere, e quindi anche della Lanceolata, sono antibatteriche, espettoranti, emostatiche, astringenti, oftalmiche, lenitive, lassative ed emollienti.
    In dettaglio le attività degne di considerazione sono :
    Antiinfiammatoria:
    gli iridoidi contenuti nel fitocomplesso sono responsabili dell’attività antinfiammatoria, antimicrobica e antiallergica della pianta.
    Cicatrizzante:
    la tradizione accorda soprattutto alle foglie fresche una azione cicatrizzante utile nella terapia delle ulcere varicose e delle ferite.
    Antitussiva ed espettorante:
    Le mucillagini svolgono un’azione emolliente e sedativa tramite l’effetto ricoprente sugli epiteli, i tannini poi esplicano l’azione antivirale ed astringente. L’aucubina ha un’attività antiallergica che potrebbe essere utile nel trattamento della bronchite cronica asmatiforme
    Azione antiallergica:
    L’aucubina manifesta un attività antiallergica di tipo antistaminico che si evidenzia nella proprietà delle foglie fresche di neutralizzare l’effetto del veleno degli insetti (api, vespe, ecc.…) iniettato nel derma dopo la puntura.

    IMPIEGHI TERAPEUTICI
    Affezioni infiammatorie del tratto gastrointestinale:
    la tradizione popolare fa uso soprattutto delle foglie fresche triturate o poste in macerazione per qualche ora in acqua bollita per trattare ulcere varicose, piaghe, punture degli insetti ecc., mentre il loro infuso viene impiegato contro le affezioni infiammatorie dello stomaco, dell’intestino e delle vie aeree superiori.
    Idonea per contrastare la flogosi della mucosa orofaringea e dello stomaco, i catarri vie aeree, le dermatosi, e le ulcerazioni in genere.
    I semi contengono sino al 30% di mucillagine che gonfiandosi nell'intestino, agiscono da lassativo decongestionando le mucose irritate. L'anacubina stimola la secrezione di acido urico.
    Se ne fanno infusi e succhi, ma se ingerita in grandi quantità può provocare stitichezza. L'infuso è utilizzato in sciacqui per alleviare il mal di denti.
    In decotto è un buon ritrovato per herpes ed emorroidi.

    ALTRI IMPIEGHI
    Questa pianta è utilizzata e coltivata dall'industria farmaceutica per preparare sciroppi contro la tosse.
    Gli estratti acquosi hanno proprietà idratanti cutanee, e quindi trovano impiegano in maschere e creme per reidratare le pelli secche o parzialmente disidratate.
    I semi della pianta sono molto ricercati dagli uccelli, chi ne ha in gabbia può dare loro da mangiare le spighe.

    IN CUCINA

    In genere questa pianta non è molto usate nell'alimentazione umana, in quanto ci sono altre erbe spontanee di maggior pregio.
    Comunque ha un buon contenuto di Vitamina A e C, ed è ricca di sali minerali.
    Le foglie, raccolte quando sono tenere ed in genere prima della fioritura, possono prendere parte nella preparazione di zuppe, oppure vengono lessate e ripassate in padella come per gli spinaci.
    Possono anche far parte di tradizionali frittate, anche se non danno un particolare sapore alla portata.
    Cruda, in minima parte, fa parte anche dei mischietti di erbe selvatiche commestibili.
    A volte vengono usate nei ripieni o di torte salate, da sole oppure accompagnate con altre erbe spontanee commestibili.


    TOSSICITÀ ED EFFETTI SECONDARI
    Non sono segnalati in letteratura

    INTERAZIONI CON I FARMACI
    Nessuna nota

    CAUTELE
    Può ridurre l’assorbimento intestinale dei farmaci a causa dell’azione delle fibre idrocolloidali, in caso di assunzione contemporanea o ravvicinata nel tempo.

    PREPARAZIONI E POSOLOGIA
    Infuso : 3g circa di foglie in 150ml di acqua bollente. Si lascia infondere per 10 minuti poi si filtra. Salvo diversa prescrizione, si beva una tazza 3 volte al giorno.

    ESTRAZIONI
    La Tintura Madre si esegue con le foglie che si raccolgono soprattutto tra giugno e luglio, le quali vengono messe a macerare in soluzione idroalcolica a 50°.
    I glucosidi iridoidi donano alla pianta proprietà antinfiammatorie e antiallergiche. La loro azione sembra essere collegata con la sintesi di mediatori dell'infiammazione (prostaglandine, leucotreni, istamina ecc). Inoltre l'aucubina, quando per idrolisi si libera della parte glucosidica, inibisce numerosi microrganismi con notevole efficacia.
    I suoi polisaccaridi stimolano il sistema immunitario aspecifico e la liberazione di interferone.
    Flavonoidi, acidi fenolici, silicati e oligoelementi proteggono attivamente il tessuto connettivo, ma aiutano anche la diuresi e depurano il fegato.
    Per uso esterno la Tintura Madre viene diluita in acqua al 20% in caso di dermatosi, infiammazioni e allergie cutanee.
    Ottima sempre la Tintura Madre usata pura contro le punture di zanzara, eventualmente associata alla Tintura Madre di echinacea.

    FONTI
    Immaggini
    - Proprie
    Bibliofrafia
    - Edizioni del Baldo 2010. Enciclopedia delle Erbe, riconoscimento e uso medicinale, alimentare, aromatico, cosmetico.
    - PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia.Edagricole;
    - CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C., 2005. An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora;
    - AGRADI A., REGONDI S., ROTTI G., 2005. Conoscere le piante medicinali. Mediservice, Cologno Monzese (MI).

    Edited by Piergiorgio - 6/5/2015, 20:30
     
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