I PRINCIPI ATTIVI CONTENUTI NELLE PIANTE OFFICINALI

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  1. Apache1967
     
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    Le piante officinali forniscono principalmente 2 tipi di sostanze:
    i glucidi
    le proteine

    I glucidi subiscono altre trasformazioni dando origine a nuovi principi, come ad es. i lipidi.

    Il metabolismo delle piante produce anche altre sostanze dette secondarie, che spesso trovano campo di applicazine in fitoterapia.
    Gli attivi secondari sono :
    alcaloidi
    glucosidi
    tannini
    oli essenziali

    GLUCOSIDI : formati dall'unione di un glucide con una genina ( prodotto catabolico di escrezione della pianta). Il glucide neutralizza la possibile azione dannosa della genina dando origine ad un glucoside non tossico.
    I glucosidi vanno comunque dosati con molta attenzione perchè possono ugualmente rivelarsi tossici.
    Tra i glucosidi ricordiamo la salicina e la digitossina.

    ALCALOIDI: prodotti azotati del metabolismo vegetale. il pricipale effetto degli alcaloidi è legato alla sua azione sul sistema nervoso con azione stimolante o sedativa. Tra gli alcaloidi ricordiamo la nicotina, la teina e la papaverina.

    OLI ESSENZIALI : anche questi sono un prodotto residuale del metabolismo vegetale, si diversificano in ESSENZE VEGETALI e RESINE.
    Le essenza vegetali sono volatili e si presentano all'esterno della pianta sotto froma di essudati.
    LE RESINE sono composti terpenici e si trovano disciolte negli oli essenziali che evaporando lasciano residui collageni sulla superficie della pianta.

    TANNINI: composti fenolici derivanti dal metabolismo vegetale, di colore scuro e dal caratteristico gusto allappante. Si utilizzano per le loro proprietà astringenti e disinfettanti.

    VITAMINE: si trovano nelle parti verdi della pianta, sono idrosolubili o liposolubili.

    SALI MINERALI: si dividono in MACRO e MICRO. Macroelementi sono calcio, fosforo, potassio e azoto.
    Microelementi sono ferro, cobalto, zinco, maganese, litio ecc.

    Edited by Piergiorgio - 29/5/2012, 09:16
     
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  2. Alex1966
     
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    principi attivi che si trovano nelle erbe medicinali

    possono essere di varia natura e, da un punto divista puramente chimico, appartengono alle classi degli alcaloidi, degli eterosidi, delle gomme,delle mucillagini, dei tannini, degli enzimi e delle vitamine.Mentre, oli essenziali, resine, balsami e gommoresine, prodotti dalle piante per attrarre gli insetti(come le api per l'impollinazione) o per respingere i predatori , sono i principi attivi ottenuti dallepiante aromatiche che, per le loro proprietà odorose, sono utilizzati nella preparazione di profumi,cosmetici, bevande.I principali principi attivi utilizzati sono:


    OLI ESSENZIALI


    TANNINI


    AMARI


    AMIDI



    GLUDOSIDI


    ALCALOIDI


    ( Il Grande Atlante Delle Piante MedicinAli - By Esperienza ParaNorMae PARTE 1 - www.erbe.altervista.org )
     
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  3. Alex1966
     
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    Funzionalità cosmetiche delle principali sostanze vegetali

    iIl processo della fotosintesi clorofilliana compiuta dalle piante, sia il fondamento dell’ecosistema e della produzione di molte sostanze vegetali di base utili all’uomo.
    Le piante sono un vero e proprio laboratorio chimico che trasforma l’energia proveniente dai raggi solari in molecole più complesse come il glucosio (un tipo di zucchero), grazie alla combinazione con due materie prime quali l’anidride carbonica (proveniente dall’aria) e l’acqua (assorbita dalla terra).

    A seconda della combinazione delle molecole di glucosio, da esse prende origine la cellulosa (materiale di sostegno per le piante), oppure l’amido ( che viene immagazzinato nei semi come riserva di energia e nutrimento per la nuova pianta).
    L’amido è il componente di base più rappresentativo delle farine.
    Glucosio, cellulosa e amido appartengono alla classe chimica dei carboidrati.
    A partire dai carboidrati accumulati come riserva energetica, la pianta è in grado di formare composti secondari come i lipidi, gli oli essenziali e i glucosidi.
    Attraverso un differente processo chimico, le piante verdi utilizzano i sali minerali e i nitrati che assorbono dalla terra per mezzo delle radici, per sintetizzare i protidi e gli alcaloidi.

    Funzionalità delle varie sostanze

    - I carboidrati detti anche glucidi (dal greco “glucos” = dolce) sono sostanze formate da carbonio ed acqua. Hanno forma molecolare (CH2O)n, comprendono gli zuccheri semplici costituiti da una sola molecola (fruttosio, glucosio) e quelli complessi, composti da due molecole (saccarosio, lattosio), oppure da singole unità associate a formare i polisaccaridi (amido, pectina, mucillagini).
    La funzionalità cosmetica principale degli zuccheri è quella idratante. Essi sono in grado di “idratarsi” trattenendo molecole di acqua nella propria struttura.
    La loro presenza sulla pelle mantiene una certa umidità superficiale che riduce l’evaporazione dell’acqua dagli strati interni dell’epidermide. Ovviamente si tratta di un meccanismo impercettibile, non si verifica un “effetto bagnato”. Il fattore idratante naturale si comporta con il medesimo meccanismo.
    Le mucillagini, nel gruppo dei carboidrati, sono le più efficaci per trattenere acqua, infatti riescono ad accumularne grandi quantitativi rispetto al loro peso, fino a formare dei veri e propri gel.
    – L’amido, oltre alle caratteristiche dei carboidrati, ha anche un effetto lenitivo,
    assorbente e rinfrescante sulla pelle.

    - I lipidi:
    appartengono a questo gruppo gli oli, i burri e le cere.
    I primi due hanno una composizione chimica simile, ma presentano un differente stato a temperatura ambiente: gli oli sono fluidi mentre i burri sono solidi.
    Entrambi sono costituiti principalmente da trigliceridi (formati da tre molecole di acidi grassi legati ad una di glicerolo) e da una piccola parte, inferiore all’1%, chiamata insaponificabile, con funzionalità cosmetiche preziosissime per la pelle.
    Gli oli e i burri vegetali differiscono tra loro per la tipologia degli acidi grassi che formano i trigliceridi. I primi hanno una maggiore concentrazione di acidi grassi “insaturi”, mentre nei burri predominano quelli “saturi”.
    Più i grassi sono insaturi, più sono sensibili alla presenza dell’ossigeno e del calore e irrancidiscono velocemente (l’olio emana “cattivo odore”, di rancido appunto).
    Gli oli di borragine e rosa moscheta sono quelli maggiormente delicati in tal senso, ma anche l’olio di mandorle dolci è piuttosto ricco di acidi grassi insaturi e tende ad irrancidire facilmente soprattutto in estate.
    Gli altri oli vegetali (oliva, girasole, riso, etc.) sono meno ricchi di acidi grassi insaturi rispetto a quello di borragine e risultano più resistenti all’ossidazione.
    L’olio di oliva è particolarmente “stabile” e protetto dall’irrancidimento grazie alla ricchezza di antiossidanti naturali (tocoferoli).
    E’ comunque sempre preferibile conservare tutte le sostanze grasse al di sotto di 25-30 °C, in bottiglie di vetro scuro per proteggerle dai raggi ultravioletti. D’estate si ripongono in frigorifero, in particolare l’olio di mandorle dolci, borragine e rosa moscheta.
    I burri utilizzati in cosmetica sono quelli di cacao e karitè. Entrano nella composizione dei prodotti per le labbra e delle emulsioni per viso e corpo.
    Le cere sono diverse chimicamente dagli oli e dai burri in quanto non contengono trigliceridi. Sono tutte solide a temperatura ambiente, eccezion fatta per la cera fluida di jojoba che, per comodità viene chiamata “olio”.
    Le funzionalità cosmetiche dei lipidi sulla pelle riguardano gli effetti nutriente ed emolliente.
    Essi integrano la parte grassa del film idroacidolipidico naturale che “nutre” ed idrata la cute poichè impedisce l’evaporazione dell’acqua in essa contenuta. L’azione emolliente è riferita alla morbidezza e all’elasticità cutanea.
    La parte insaponificabile svolge importanti effetti antirughe: oltre ad essere antiossidante, agisce profondamente nel derma stimolando i fibroblasti a “produrre” le strutture di sostegno. Aiuta altresì la cicatrizzazione e la formazione del nuovo tessuto.
    Gli oli con una interessante componente insaponificabile per la cosmesi sono quelli di oliva, avocado e soia.
    Per “autoproteggersi” dall’ossidazione, gli oli vegetali contengono i tocoferoli (tra cui la
    vitamina E) con un’azione antiossidante efficace anche sull’epidermide: protegge i tessuti dai processi di invecchiamento e danneggiamento da stress ossidativo.

    - Le vitamine:
    comprendono diverse sostanze. Esse abbondano nella frutta e negli
    ortaggi freschi, in particolare se sono maturati sulla pianta e non vengono stressati da coltivazioni intensive o fuori stagione.
    Il nostro corpo ha necessità delle vitamine per vivere poiché partecipano attivamente, come “bioregolatori”, a numerosissimi processi chimico-metabolici alla base del funzionamento dell’organismo.
    Dal momento che non abbiamo la capacità di produrle, siamo costretti ad assumerle con la dieta. Sebbene siano rari i casi di avitaminosi (totale assenza di vitamine) nei paesi civilizzati, le carenze risultano piuttosto frequenti e spesso, la pelle ne è una spia visibile data la sua sensibilità alla presenza di queste sostanze.
    Le vitamine riconosciute sono 13, ma in cosmesi se ne utilizzano ben poche, pur con attività molto importanti. Quelle con una funzionalità topica sono essenzialmente quattro: E, A, B5 e C.

    - I minerali: sono definiti “bioattivatori” poiché rendono possibile lo svolgimento delle reazioni chimiche alla base del metabolismo dell’organismo.
    Ogni minerale partecipa a più processi diversi in varie sedi del corpo.
    Tra quelli principali per la funzionalità cutanea si ricordano:
    - il rame, fondamentale per la sintesi del collagene e della cheratina;
    - lo zinco per diverse proteine come la cheratina;
    - il selenio partecipa ai processi antiossidanti;
    - il magnesio assieme al potassio, sono responsabili del regolare funzionamento dei muscoli e dei collegamenti neuromuscolari;
    – il calcio è legato all’equilibrio delle membrane cellulari;
    - lo iodio al normale funzionamento degli ormoni tiroidei e all’accumulo dei grassi nell’ipoderma.

    - Gli acidi della frutta:
    per la loro struttura chimica sono denominati alfa-idrossiacidi. I più rappresentativi in cosmesi sono l’acido malico, citrico, tartarico e glicolico. Anche l’acido lattico è un alfa-idrossiacido ma non si trova nella frutta mentre l’acido salicilico è un beta-idrossiacido a causa della diversa struttura della molecola.
    Le funzionalità cosmetiche principali sono: esfoliante ed idratante.
    In pratica gli alfa-idrossiacidi rendono più veloce il distacco delle cellule cheratiniche dello strato corneo superficiale che andrebbero comunque via fisiologicamente nei giorni successivi. L’efficacia levigante aumenta con la concentrazione dell’acido. Solo in ambito dermatologico ambulatoriale si può eseguire un vero e proprio “peeling chimico” con acidi in alta concentrazione.
    L’azione esfoliante delicata che si ottiene con gli alfa-idrossiacidi in bassa concentrazione, elimina la cheratina accumulata che conferisce una tonalità “grigia” e spenta rendendo più luminosa ed idratata la pelle. Si tratta di un meccanismo idratante “diretto” che lega chimicamente le molecole di acqua alle proteine cutanee
    superficiali.
    Per la pelle mista a tendenza grassa e impura, oppure in presenza di macchie scure o imperfezioni, come cicatrici e smagliature, si può alzare la concentrazione di alfaidrossiacidi per ottenere un effetto esfoliante più efficace.
    Con l’impiego di questi ingredienti, la pelle diventa più morbida ed elastica poiché le cellule superficiali eliminate sono particolarmente “indurite” e fibrose.
    E’ preferibile non impiegare gli alfa-idrossiacidi prima dell’esposizione al sole, infatti la cheratina superficiale protegge dai raggi solari. D’estate la produzione di questa proteina aumenta e l’epidermide si ispessisce proprio per rinforzare le sue naturali difese. Utilizzando gli acidi, la pelle è meno protetta e risulta più esposta ai
    raggi UV (con rischio di impreviste scottature).

    - I carotenoidi:
    l’esponente principale è rappresentato dal beta-carotene, isolato per la prima volta nella carota, da cui ne deriva il nome. E’ una sostanza colorata in giallo-arancio ed è il precursore della vitamina A, cioè si trasforma in quest’ultima nell’organismo.
    Tutti i vegetali giallo-arancioni (meloni, zucche, peperoni, albicocche, mango, etc.) sono ricchi di beta-carotene e quindi di provitamina A.
    Il beta-carotene assunto con gli alimenti si localizza anche nei tessuti cutanei e, assieme alla cheratina, al sangue e alla melanina, contribuisce a dare il colore tipico alla carnagione di ogni individuo.
    Alla famiglia dei carotenoidi appartengono inoltre le xantofille, il licopene, la crocetina, la luteina e le xantine. A differenza del beta-carotene queste sostanze non sono precursori della vitamina A.
    I carotenoidi sono generalmente colorati nelle tonalità dell’arancio più o meno intenso.
    Il pomodoro deve il colore al licopene, il mais alla zeaxantina, lo zafferano alla crocetina, i fiori di calendula alla violaxantina ed auroxantina, le carote al betacarotene, le foglie autunnali alla luteina.

    Le xantofille sono presenti nelle parti verdi dei vegetali ed affiancano la clorofilla nei processi di fotosintesi. In autunno, quando diminuisce il verde della clorofilla, appare più evidente il colore dei carotenoidi presenti.
    Tutti i carotenoidi hanno importanti azioni antiossidanti e svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’integrità delle strutture cellulari vegetali. Questa è anche la principale funzionalità cosmetica utilizzata per la pelle.

    - I glucosidi:
    sono formati dall’unione di uno zucchero con un composto non zuccherino chiamato genina o aglicone.
    Pare che le genine siano delle sostanze di escrezione dei vegetali e, come tali sarebbero tossiche per il vegetale; tuttavia l’associazione con uno zucchero neutralizza la tossicità.
    L’efficacia di alcuni glucosidi, grazie alla riduzione della tossicità del componente attivo, è sfruttata anche in medicina, erboristeria e cosmetica.
    Un esempio di nostro interesse è rappresentato dall’arbutina contenuta nell’Uva ursina. E’ il glucoside dell’idrochinone, una sostanza schiarente delle macchie scure cutanee ampiamente impiegata in passato, ma attualmente vietata per uso cosmetico in mancanza di prescrizione medica.
    L’arbutina mantiene le caratteristiche schiarenti dell’idrochinone senza conservarne la tossicità.

    - Gli alcaloidi:
    sono sostanze chimiche contenenti azoto, di importanza fondamentale in
    medicina. Agiscono sull’organismo umano a dosi infinitesimali, pertanto l’impiego deve essere assolutamente dosato e attento. Alcuni esempi sono costituiti dalla stricnina, efedrina, teofillina, caffeina, nicotina, chinino.
    Non è ancora chiara la funzione degli alcaloidi per la pianta, pare si tratti di residui.

    - I composti fenolici: si dividono in tannini e flavonoidi.
    I tannini colorano di bruno-rossastro le parti in cui sono contenuti. Hanno proprietà astringenti.

    I flavonoidi sono pigmenti gialli o rosso-viola (si chiamano antocianosidi), oppure
    possono essere privi di colore definito, pur partecipando alla colorazione finale della pianta. Tra gli antocianosidi più “famosi” si ricordano quelli dei mirtilli e del cavolo nero ai quali devono il colore viola intenso.

    Hanno importanti attività antiossidanti e proteggono i tessuti della pianta dall’azione negativa dei raggi ultravioletti. In medicina e in cosmetica sono impiegati come protettori della fragilità dei capillari sanguigni.

    - Gli oli essenziali:
    sono complesse miscele di più di un centinaio di componenti chimici.
    Vengono definiti “volatili” poichè le molecole sono “leggere” e capaci di diffondersi facilmente nell’aria, attraverso canali escretori presenti in alcune parti della pianta.
    Sono i responsabili dell’odore caratteristico dei vegetali o delle parti di essi come fiori, foglie, cortecce, semi, rizomi o radici.
    Gli oli essenziali sono stati definiti come il “sangue vitale” delle piante, tuttavia la loro funzione all’interno della fisiologia vegetale non è del tutto nota.
    Sono conosciuti ed impiegati fino dai tempi antichi, pare che i primi apparecchi per distillarli risalgano addirittura al 2000 a.C.
    Negli ultimi anni sembra si sia verificato un “risveglio” commerciale di queste pregiate essenze, sostenuto da migliaia di pubblicazioni che ne descrivono effetti “miracolosi”.
    Questo forte interesse, se non è accompagnato da un’adeguata conoscenza, può portare però sia ad un impiego improprio e non attento degli estratti, tanto da risultare pericoloso per la salute, sia ad una caduta di qualità nella produzione per riuscire ad offrire prodotti sempre meno costosi.
    E’ molto importante tenere sempre ben presente che gli oli essenziali puri sono miscele estremamente efficaci ed attive, alcune di esse anche pericolose se ingerite, basta pensare che la maggior parte riesce a sconfiggere i batteri più infettivi a dosi piccolissime.
    Anche per uso cutaneo non è da sottovalutare l’efficacia. Essa, tuttavia, va di pari passo con la pericolosità, infatti sono sufficienti minuscole quantità di essenza per ottenere un effetto specifico.
    La piccola dimensione dei componenti li rende estremamente “penetranti” attraverso la cute. Poche gocce di olio essenziale sulla pelle vengono assorbite e, attraverso il sangue, raggiungono i vari organi tanto che se ne trovano tracce nelle urine.
    Se acquistate un olio essenziale, assicuratevi che sia naturale e puro, anche se in alcuni casi risulta piuttosto costoso. Infatti le miscele aromatiche sintetiche o “diluite” non hanno nessuna attività funzionale.

    (Tratto da “Cosmetici naturali faidate” di Giulia Penazzi, Ed. Tecniche Nuove, Milano).





     
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