TARASSACO

Taraxacum officinalis

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    Il Tarassaco (Taraxacum officinalis) fa parte della famiglia delle Asteraceae ed una pianta molto diffusa.



    Il nome latino taraxacum deriva dal grego taraxos = disordine e akos = rimedio, nel senso che era considerato un rimedio per tanti malanni.
    La pianta del tarassaco la rinveniamo dal livello del mare fino a quote che si aggirano intorno ai 2000 metri sul livello del mare.



    Vista la sua distribuzione in tutta la nostra penisola ha molti nomi comuni che variano a seconda della regione, ma più comunemente è chiamato, dente di leone, soffione, dente di cane, cicoria matta e piscialletto (quest'ultimo in virtù delle doti diuretiche).

    GENERALITA’

    Il tarassaco è una pianta erbacea perenne, è dotata di una radice centrale (fittone) di color marrone-bruno all'esterno.
    Tagliando la radice si nota che all'interno il tessuto è biancastro,



    ed al taglio produce un liquido lattiginoso. Il lattice viene prodotto, anche se in quantità minore, tagliando lo stelo di un fiore.
    Il Tarassaco può essere infestante e può rigenerarsi anche da piccole parti della radice. Infatti nelle lavorazioni agricole del terreno con la zappatura tramite attrezzi rotanti, spesso questo sistema risulta controproducente se si vuole dissodare il terreno dalla sua presenza, proprio perchè spezzettando le radici esse generano nuove piantine. Generalmente in agricoltura si usa un sistema costituito dal “galleggiamento” del terreno, effettuato a mezzo di appositi tiller e erpici.

    LE FOGLIE
    Sono di un color verde vivo, si riunisco alla rosetta basale e sono disposte in maniera circolare con spazi abbastanza regolari.



    La postura può essere prostrata od eretta, ma la foglia è sempre dotata di una evidente nervatura centrale sia sulla pagina superiore che inferiore di colore verde più chiaro



    Sono di forma allungata, generalmente prive di peluria sensibile al tatto, e dotate di margini frastagliati con i lobi triangolari dentati, simili per forma ai denti del leone da cui prende il “nomignolo”.



    La parte terminale della foglia è generalmente triangolare.

    FIORE
    L’infiorescenza del tarassaco è di un bel color giallo vivo ed inizia in primavera, ma si protrae anche nei successivi mesi fino addirittura alle porte dell’inverno, infiorescenza che si rinnova velocemente quando falciato.



    I fiori sono raccolti in capolini singoli apicali, sorretti da un lungo stelo alto e fragile, liscio, privo di peluria, e cavo al suo interno.



    Essi hanno un involucro (calice) formato da più serie di brattee. Quelle esterne sono piccole e triangolari, mentre quelle più interne sono generalmente allungate e ricurve verso l'esterno, e dopo la fioritura si incurvano completamente verso il basso.
    I petali all'estremità hanno minuscole frangiature.



    Come per molte Asteraceae se è nuvoloso e quando sopraggiunge la sera, essi tendono a chiudersi.

    FRUTTI
    Con il passare del tempo i fiori maturano ed avviene la trasformazione in quello che comunemente detto "soffione"



    ossia la sfera lanuginosa tipica di questa pianta erbacea, i cui acheni disperdendosi facilmente al vento consentono la diffusione dei semi.
    Questi acheni sono simili a dei piccoli paracadute



    a cui sono collegati i minuscoli semi.
    Anche una brezza di vento con la strategia ingegnata riesce a far allontanate dalla pianta madre per decine di metri i piccoli semi, garantendosi in questo modo la moltiplicazione e sopravvivenza della specie.
    I semini di tarassaco sono grigi-marroni a maturazione, ellittici allungati e con piccole spine alla sommità.

    HABITAT

    Il tarassaco è comune nei luoghi incolti, nei pascoli e nei prati, ma lo ritroviamo anche nei sentieri, ai margini delle strade, persino nei selciati, sia nei luoghi in ombra che soleggiati. E’ quindi una pianta molto diffusa e di facile reperibilità.

    USI

    La trovano impiegata in tutte le parti della pianta.
    A fini alimentari si utilizzano preferibilmente le foglie giovani e raccolte allo stato spontaneo. Le foglie si raccolgono preferibilmente prima della fioritura, quindi a febbraio/marzo o in autunno. Il tarassaco ha un gusto amaro, meno accentuato a quello della cicoria quindi più apprezzato.
    Si mangia generalmente lessato in acqua bollente e poi saltato in padella, e rientra in numerosi piatti tradizionali.
    Gli stessi fiori possono essere consumati in insalata, mentre in passato le radici erano usate come succedaneo del caffè previa tostatura.
    Il rizoma essiccato raccolto in autunno può invece essere utilizzato a fini fitoterapici-erboristici, essendo principalmente un depurativo epatico-biliare e diuretico.
    I boccioli non ancora schiusi posti sotto aceto o sale si possono usare al posto dei capperi.

    PROPRIETA’ E COMPONENTI PRINCIPALI

    Il tarassaco contiene olio essenziale, tannino, inulina, mucillaggini, pigmenti, flavonoidi, glucidi, provitamina A, vitamine B, vitamina C e sali minerali.
    Le proprietà del tarassaco sono: colagogo (aumentare la quantità di bile che defluisce nell’intestino), diuretico, lassativo, antiscorbuto, depurativo, stomachico e tonico.
    Il sapore amaro è conferito alle diverse parti della pianta da una serie di sostanze (come tarassacina, fitosteroli e lattoni sesquiterpenici) che si accumulano durante la sua crescita al fine di ridurne l’appetibilità per gli erbivori. Sostanze analoghe sono presenti nelle altre verdure amare della famiglia delle Asteracee, come cicoria e radicchio rosso. Le parti aeree contengono polifenoli di vario tipo, tra i quali prevalgono l’acido caffeico e i flavonoidi. In effetti la foglia ha evidenziato una maggiore azione antiossidante anche in vivo rispetto alla radice. Ai fini nutrizionali è importante il contenuto in fibre insolubili, che raggiungono il 50% del peso totale delle foglie e contribuiscono a un’azione probiotica a livello intestinale, grazie alla presenza consistente di sostanze come inulina e altri fruttoligosaccaridi, che favoriscono la crescita di bifidobatteri e lactobacilli.
    La radice contiene inoltre l'alcaloide taraxina e la sostanza amara taraxacina.

    COLTIVAZIONE

    La propagazione del tarassaco avviene di norma spontaneamente.
    Volendo però coltivare il tarassaco in una piccola porzione di terreno questo risulta alquanto semplice. Il momento adatto è in primavera, ad aprile è il periodo migliore, quando vedete i soffioni che sono gonfi nei campi. Quello è il momento giusto della raccolta perchè i semini sono giunti a maturazione. Occorre munirsi di un po' di pazienza, e basta portarsi dietro un piccolo contenitore ermetico od una piccola bustina in pvc in cui potete mettere i semi che man mano raccoglierete.
    Sul campo, una volta individuato il soffione, non dovrete far altro che prendere tra l’indice ed il pollice i piccoli paracaduti (acheni)



    ed esercitare una piccola trazione.



    Vedrete che attaccato ad ogni acheno ci sarà un semino.



    Ora basta sfregare delicatamente sul palmo della mano con un dito gli acheni, fate attenzione che non ci sia vento altrimenti volerà tutto via, ed avrete subito a portata di mano i semini.



    Non vi rimane che seminarli nel campo, quindi la semina è in primavera, come la natura vuole che sia. Una volta lavorato il terreno ad una media profondità (15 cm circa) lo dobbiamo rendere privo delle zolle di erba e sassi. Poi lo sminuzziamo e lo rendiamo il più fine possibile. Finita l'operazione distribuiamo i nostri semini distanziandoli tra di loro a circa 2-3 cm, e li interriamo leggermente a una profondità non superiore al mezzo centimetro.
    Attenzione a non porre il seme troppo in profondità, potrebbe non riuscire a nascere. Utilizzate per ricoprire il seme un rastrello molto leggero, oppure potete aiutarvi con un ramoscello, oppure aggiungere terra sopra alla semina per lo spessore indicato.
    Irrigate frequentemente e quando le piantine sono cresciute eseguite un diradamento distanziando le piante a 5-7 cm.
    Il tempo di germinazione è di 8-20 giorni con terreno regolarmente irrigato e temperature tra i 18 e 25°C.
    Il tarassaco è anche coltivabile in vaso, purchè sia particolarmente largo, e profondo almeno 20 cm.
    Necessita comunque di un’esposizione soleggiata, tollera bene anche i terreni aridi anche se deve essere irrigato regolarmente se si vuole utilizzarlo un buon raccolto fresco e non troppo amaro.
    La raccolta viene effettuata tagliando le foglie fresche ad un paio di centimetri dal terreno. In breve dalla rosetta basale ne nasceranno altre pronte ad essere nuovamente tagliate.

    IN CUCINA

    Le foglie raccolte in autunno od in inverno possono anche essere mangiate crude, se si ama il sapore amaro delle erbe. Quello raccolto in primavera invece è consigliabile consumarlo cotto, perchè contiene più sostanze amare e le foglie, anche se sono più grandi, sono un po' durette.
    Le giovani foglie fresche sono ottime in insalata accompagnate alle mele, formaggio ed un filo di olio evo.
    Lessate e ripassate in padella con aglio, olio, peperoncino e qualche pomodorino è un classico veramente ottimo. Il tarassaco entra anche a far parte delle focacce, dei ripieni, ottimo utilizzato nei risotti. Ma è anche utilizzato per la realizzazione di secondi piatti, come polpette, sformati, frittate e in tutte le portate dove possono essere inserite le verdure dal gusto leggermente amarognolo.
    Le foglie giovani, crude o cotte, compongono sempre insalate depurative, mineralizzanti e vitaminizzanti.



    Lessato e ripassato in padella insieme ad altre erbe spontanee che hanno lo stesso periodo di raccolta, come il papavero che addolcisce l’insieme delle erbe con il suo sapore, con i raperonzoli, qualche foglia di rapastrello selvatico, ed un po di crespino, risulta veramente eccellente. Questo mix è depurativo e pieno di sali minerali utilissimi per il nostro organismo a riprendere l’attività fisica dopo il periodo invernale.
    Entra a far parte delle ricette tradizionali come l'acquacotta della Tuscia ed il minestrone Viterbese.

    ALTRI USI

    Il decotto di radici, ottenuto ponendo a bollire per dieci minuti 40 grammi di radici in un litro d'acqua, esercita sulla pelle un'azione tonificante e lenitiva.
    Per chi ha problemi di costipazione intestinale o di foruncoli derivati dal lento funzionamento del fegato l'infuso di tarassaco, preparato mettendo a bollire un cucchiaio di radice in una tazza d'acqua, costituisce un ottimo rimedio. Esso è anche un buon diuretico.



    Il succo della pianta fresca è un ottimo schiarente della pelle e le lentiggini mentre il decotto per rassodare e pulire la pelle.
    Il decotto delle foglie viene comunemente bevuto come depurativo, diuretico, digestivo, lassativo ed attivatore biliare.
    Del tarassaco se ne fa anche una tintura madre della foglia che viene utilizzata per stimolare la funzionalità digestiva e diuretica.

    ATTENZIONI

    Fare attenzione al latice che fuoriesce quando si tagliano le foglie o gli steli. Se viene ingerito in discrete quantità può essere tossico.
    Un eccesso dell'alimentazione di questa pianta potrebbe causare, come per tutte le erbe contenenti amaroidi, disturbi gastrici ed iperacidità.

    FONTI
    Immagini
    Proprie
    Buona porzione della scheda è di proprio intelletto (semina, alimentazione ecc)
    BIBLIOGRAFIA
    - Edizioni di Baldo 2010 "Enciclopedia delle Erbe, riconoscimento e uso medicinale, alimentare, aromatico, cosmetico;
    - Italo Arieti, Agnesotti Editore 2006 "Erbe della Tuscia nel piatto, ricette, usanze, storie, curiosità

    Edited by Piergiorgio - 29/4/2015, 20:58
     
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    Questa pianta ha un largo consumo in Veneto , generalmente cotta.
    E' conosciuta come "radiccio de can" o "peta brose" (attacca croste) per la caratteristica che ha appunto il lattice di macchiare le mani ed essere irritante (lo scoprono tutti i bambini che ne raccolgono mazzolini attirati dal giallo carico del fiore). :rolleyes:
     
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  3. Alex1966
     
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    noi la mnagiamo ripassata in padella con aglio ed olio, buonissima. Ha un gusto deciso, deve piacere.
     
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  4. Ida Covino
     
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    Per ora ho messo i semini a riposo. Speravo avesse più proprietà cosmetiche, ma non fa niente,me la magno e basta. E poi vuoi mettere quel bel colore giallo
     
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  5. Ida Covino
     
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    Ma in media quanto ci mettono i semi a germogliare?
     
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    da 8 a 20 giorni ... aggiorno anche la scheda principale ;)
     
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  7. Ida Covino
     
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    Che sollievo. Soffioni ne trovo ancora in giro, ma è la mia prima semina e a momenti accarezzo il vaso per farlo star meglio :81:
     
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  8. Ida Covino
     
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    Ma i germogli cme sono? Ne ho un paio e le foglioline sono tonde
     
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    Tipo queste? ;)

     
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  10. Ida Covino
     
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    La foto la vedo un po depixarizzata ma sembra di si.
    Spuntano nel giro di una notte
     
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    Una volta terminato il tempo di germinazione il semino si apre e spuntano subito le due foglioline
     
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  12. Ida Covino
     
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    Si si sono due per ogni germoglio. Il primo,più grande, ne sta mettendo una terza. Come sono emozionata.
     
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  13. francescopn
     
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    Ieri sono andato ad una giornata dedicata all' erboristeria. Ho ascoltato le spiegazioni della guida e poi ho comprato un libro appena uscito dal titolo Erbe selvatiche e domestiche - De bastiani editore.

    C'è stata una notizia che ha sconvolto quella che io finora ritenevo una certezza! L' autore, Antonio Ghirard, descrive il tarassaco (Taraxacum officinalis Web.) e alla fine dice di stare attenti a non confonderlo col Dente di Leone (Leontodon taraxacoides Vill.). Dice che le piante sono molto simili tuttavia vi sono delle piccole distinzioni.
    Al che sono rimasto sconvolto! Io ho sempre pensato che il tarassaco fosse il dente di leone.
     
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    Ciao Francesco
    Il nome comune "dente di leone" è veramente "comune", nel senso che è utilizzato per molte piante che.
    Il nome del genere deriva dal greco leon = leone e odontos = dente, quindi dente di leone probabilmente allude al margine dentato delle foglie ... immagina quante piante possono esserci con questo aspetto! :)

    La specie più diffusa di queste astaraceae è tradizionalmente chiamata Taraxacum officinale Weber, e volgarmente dente di leone.

    Ora c'è una diatriba sulla pianta Taraxacum officinale Weber e Leontodon taraxacum definito da Carl von Linné.

    Il campione conservato esaminato sembra addirittura essere riconducibile al Taraxcum campylodes, la cui distribuzione è limitata alla Lapponia, quindi si sono sollevati dei dubbi su questa specie indicata solitamente come Tarassaco officinale. Sembra per il momento che nessun nuovo nome è stato proposto per la specie attualmente chiamata Tarassaco officinale, quindi c'è un po di confusione ma nulla che possa destare preoccupazioni sulla raccolta e consumo della pianta.

    Il Taraxacum officinale è anche molto simile al Taraxacum fulvum se vogliamo dirla tutta, e lo chiamano dente di leone, anch'essa è una pianta officinale commestibile con le stesse proprietà del primo, solo che è leggermente più piccola ... ma nessuno si sta a dare troppe domande che spesso non portano quasi da nessuna parte.

    Poi abbiamo la famiglia delle Leontodon, famiglia abbastanza numerosa anch'esse somiglianti al tarassaco officinale, commestibili e chiamate dente di leone :D
     
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  15. francescopn
     
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    Ma quindi, secondo te Piergiorgio, è importante saper distinguenguere Taraxacum officinale Weber da Leontodon taraxacum oppure no? Hanno più o meno le stesse caratteristiche culinarie e le stesse proprietà fitoterapeutiche?
     
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20 replies since 23/4/2015, 14:59   1766 views
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