LE PIANTE ED I METABOLITI

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    PREMESSA

    Faccio in questo post un riassunto relativo alla distinzione tra i metaboliti secondari e quelli principali delle piante.
    Il chiarimento di questo concetto è necessario per capire se, e quando, in una specie vegetale ci sono principi attivi estraibili, ed in base al tipo di principio attivo presente che ci interessa per una determinata funzione, come possiamo estrarlo.
    Ogni principio attivo è estraibile con un determinato solvente (acqua, alcol, soluzioni idroalcoliche, glicerina, olio, aceto ecc), quindi la conoscenza della sua solubilità ci permetterà di "selezionarlo" tra i tanti presenti nel vegetale e di averlo a disposizione nella soluzione per le nostre applicazioni.
    Non mi soffermerò troppo sugli aspetti tecnici e formule chimiche dei componenti della pianta (chi vuole può approfondire personalmente), in modo che la lettura rimanga leggera e scorrevole, ma al tempo stesso l'argomento trattato vi darà una buona conoscenza di quello che le piante hanno da offrirci.
    Quanto riporto è il concentrato di vari testi scritti da fonti autorevoli (Ivano Morelli, Bettiol, Valussi
    , Guido Flamini, Luisa Pistelli ecc), quindi gli argomenti trattati sono attendibili ... buona lettura.


    LE PIANTE

    Le specie di piante esistenti sono moltissime, la maggior parte di loro trova un utilizzo agroalimentare ma una certa quantità è utilizzata a scopo terapeutico.
    Queste ultime si chiamano piante medicinali ed officinali.
    In queste particolari piante si trovano delle sostanze estratte possono curare molte malattie. Queste sostanze sono i metaboliti secondari che possono essere attivi di per sè oppure, tramite passaggi chimici, essere attivati.
    Le piante crescono e vivono grazie ad un complicato sistema chiamato fotosintesi clorofilliana.
    Essa è una reazione chimica che avviene nei vegetali partendo dall' anidride carbonica presente nell'aria CO2 all'acqua H2O e dall'energia solare porta alla formazione dei metaboliti principali e secondari.
    Le reazioni biochimiche che avvengono nella fotosintesi sono moltissime, quindi svariati saranno sia i metaboliti principali dei metaboliti secondari.
    I metaboliti principali sono quei composti che servono necessariamente alla sopravvivenza della pianta, quindi sono indispensabili per la sua crescita e sviluppo.
    Questi composti comprendono i lipidi, i carboidrati, le proteine, ed in genere sono concentrati nei semi e negli organi vegetativi di riserva.
    Sono impiegati dall'uomo a scopo alimentare senza troppi problemi di estrazione lavorazione della pianta.
    I metaboliti secondari sono quei composti che derivano dai metaboliti principali ma al contrario di essi non sono indispensabili alla vita della pianta.
    Rispetto ai metaboliti principali essi sono di limitata presenza all'interno del vegetale che giocano funzioni particolari.
    Le piccole quantità presenti tendono ad essere localizzate in particolari cellule specializzate. Possono agire come difesa verso i predatori della pianta, oppure come attraenti per insetti impollinatori o come difesa contro i microrganismi.
    Per meglio comprendere la differenza tra i metaboliti principali e secondari possiamo fare un paragone semplicistico :
    - i metaboliti principali sono come per noi le ossa, i tessuti, le vie linfatiche, quindi organi indispensabili al mantenimento in vita;
    - i metaboliti secondari sono invece come il colore degli occhi, la caratteristica dei capelli, elementi non necessari alla sopravvivenza ma che diversificano ognuno di noi dall'altro.

    I metaboliti secondari possono essere raggruppati in tre grandi classi : alcaloidi isoprenoidi, composti fenolici.
    La classificazione delle piante medicinali ed officinali e riportata nella tabella della farmacopea ufficiale.
    La presenza dei metaboliti secondari contenuti in una specie vegetale, e quindi i suoi principi attivi sono influenzati da molti fattori, come quelli di origine naturale (clima, terreno tempo balsamico, interazione con altri organismi vegetali o animali), oppure apportati (selezione della specie, ibridazione, manipolazione genetica).
    Da questo ne deriva che le proprietà medicinali di una pianta non sono sempre costanti nel tempo.
    Inoltre dato che il materiale vegetale viene generalmente usata allo stato secco possono variare anche in funzione ad altri fattori come: l'essiccazione la conservazione, l'ossidazione, l'evaporazione, le alterazioni enzimatiche, altri tipi di alterazioni.

    CONSERVAZIONE DELLE DROGHE

    La conservazione di una specie vegetale (droga) e principalmente quello di impedirne che dopo la raccolta avvenga il processo di alterazione dei principi attivi in essa contenuti.
    Questi processi che riguardano principalmente le attività enzimatiche, i quali continuano ad avvenire anche dopo la raccolta della pianta, dato che essi reagiscono in presenza di acqua, rallentando il processo degenerativo solo quando questa diminuisce sotto al 5%.
    Quindi l'essiccazione della droga è un buon metodo per limitare al minimo questi processi, ma non vengono completamente annullati, perché una parte di umidità nella pianta ci rimarrà comunque.
    Se ne deduce che le droghe, anche se correttamente essiccatr, perdono con il tempo i loro principi attivi (invecchiamento) e saranno quindi meno valide rispetto a quando sono state raccolte.
    L'essiccazione può avvenire a temperatura ambiente, mediante calore, o per liofilizzazione.

    L'ESSICCAZIONE

    L'essiccazione di una droga a temperatura ambiente è il metodo più usato è più antico. Viene realizzata tenendo lontano dai raggi solari il vegetale da essiccare. La pianta tagliata in piccoli pezzetti, in modo da aumentare la superficie a contatto dell'aria, viene possa su telai o altre strutture, ed inserita in locali areati e ben ventilati, oppure appendendo le piante quando la loro conformazione lo permette.
    Questo metodo semplice ed economico richiede però a volte di tempi che si allungano al variare delle condizioni climatiche (temperatura aria, umidità, ecc.) e non bisogna mai dimenticare il concetto che, più il vegetale dopo la raccolta rimane con l'acqua al suo interno, e più i principi attivi del genereranno.
    L'essiccazione con apporto di calore velocizza il metodo appena esposto, ma occorre controllare l'apporto di calore in quanto si possono accelerare degli effetti indesiderati, aumentando talvolta i processi enzimatici (degenerazione dei principi attivi) oppure disattivazione dei principi attivi termolabili. Si è notato che i processi enzimatici aumentano notevolmente con la temperatura tra 40 e 50 gradi mentre se le temperature aumentano i loro processi vanno disattivandosi.
    Nel contempo, per le sostanze termolabili, più le temperature sono elevate e peggiori saranno le loro condizioni finali, alterandosi maggiormente ed ossidandosi più velocemente.
    Tenendo conto di questi due fattori si è ritenuto che una temperatura tra i 55 ei 60 gradi sia un buon compromesso per una essiccazione ottimale delle droghe, in modo da danneggiare il meno possibile i principi attivi soprattutto in quelle matrici vegetali contenenti oli essenziali.
    L'operazione di essiccazione viene eseguita in stufe a secco dove viene controllata anche la temperatura.
    Aggiungo io, in base alla mia esperienza, che un metodo casalingo ottimale per l'essiccazione delle droghe è quello di utilizzare il forno elettrico impostando la temperatura 60 gradi.
    Visto che spesso la temperatura dell'indicatore dell'elettrodomestico non corrisponde a quella interna, è consigliato di misurarne il valore tramite un termometro da forno.
    L'ottimale sarebbe un forno ventilato oramai molto comune.
    La droga deve essere posta su un telaio delle dimensioni del forno, in maniera che l'aria calda generata possa facilmente attraversare il vegetale ed ottenere, in questo modo, una essiccazione omogenea.
    La matrice vegetale sarà completamente essiccata quando risulterà croccante al tatto.
    Il processo è ritenuto perfettamente eseguito tanto più il colore della droga secca si avvicina a quella verde.

    LIOFILIZZAZIONE

    La liofilizzazione è un metodo particolarmente suggerirle quando si trattano droghe contenenti principi attivi termolabili.
    Questo metodo opera abbassa temperatura e pressione congelando quindi la matrice vegetale e sottoponendo la a vuoto spinto.
    Il ghiaccio che si forma proveniente, dall'acqua del vegetale, con il sottovuoto sublima portandosi allo stato di vapore. Questo vapore viene poi aspirato ed allontanato ottenendo un prodotto finale disidratato senza l'intervento del calore.

    CONGELAMENTO

    Le droghe per essere conservate possono anche essere poste a congelamento, in quanto le reazioni enzimatiche alle basse temperature diminuiscono notevolmente. Tali reazioni non vengono comunque completamente annullate anche a temperature di meno 20-25 gradi centigradi.

    OSSIDAZIONE

    L'ossidazione è causata dalla presenza dell'ossigeno nell'atmosfera, per cui le droghe, sopratutto quelle ricche di oli essenziali, subiscono.
    Gli oli essenziali, sostanze odorose, sono costituite dalla presenza di composti aldeidici, i quali per lunga esposizione all'aria possono trasformarsi in acidi e quindi perdere il loro dolore e principi attivi iniziali.
    La presenza di ossigeno può innescare anche il processo di polimerizzazione (molecole di etilene che formano polietilene), le quali sono difficilmente solubili e di scarso valore terapeutico.

    EVAPORAZIONE

    Anche questo fenomeno è tipico delle droghe aromatizzate ricche di oli essenziali. Essenze infatti hanno un alta tensione di vapore, e l'aria che attraversa le cellule specifiche a contenerli ne favorisce la loro dispersione e perdita.
    E per questo motivo che un'erba aromatica risulta al nostro olfatto profumata. Essa disperde continuamente oli essenziali nell'ambiente che la circonda.
    Anche l'imbrunimento e caratteristico di un ossidazione di una droga. In questo caso la variazione del colore e dovuta agli acidi, come quella ascorbico, che si ossidano con l'ossigeno e portano all'alterazione dei principi attivi.
    Imbrunimento si nota soprattutto nelle foglie dei vegetali dove gli acidi dei succhi cellulari sono in esse contenuti, trasformando la clorofilla in feoclorofilla, chiama un colore più scuro.

    IRRANCIDIMENTO

    È un'altra alterazione per ossidazione, in questo caso dovuta alla presenza dei grassi che, con reazioni complesse, portano alla variazione di colore, sapore ed attività biologica. L'irrancidimento può essere idrolitico, quindi ad opera di enzimi detti liposi i quali necessitano di acqua per compiere le reazioni ossidative, od ossidativo.
    Quello ossidativo e enzimatico oppure spontaneo. Quest'ultimo è fornito da fonti esterne come luce, calore, catalizzatori metallici.

    CLASSIFICAZIONE DEI METABOLITI SECONDARI

    Possono essere raggruppati in:
    Glicosidi o Esterosidi;
    Alcaloidi;
    Isoprenoidi;
    Steroidi;
    Progestinici;
    Fenolici;
    Saponine


    GLICOSIDI

    I glicosidi, o esterosidi, comprendono quei prodotti caratterizzati da una parte zuccherina, chiamata Glicone, legata ad una parte non zuccherina chiamata Aglicone o Genina.
    In base alla molecola zuccherina di cui sono composti vengono chiamati Glucoside (con glucosio), Ramnoside (con ramnosio) e Fruttoside (con fruttosio). Se poi la parte zukkerina è costituita da una molecola composta da due o più zuccheri si nominano tutti, come ad esempio Ramnoglucoside (ramnosio + glucosio).
    Anche a seconda dell'aglicone a cui lo zucchero è legato essi assumono una identificazione, come fenol-, antrachion-, flavonol in base alla presenza dei composti chimici che li unisce al glicine.
    In base al legame che unisce il glicine all'aglicone vengono classificati in O-glicosidi, S-glicosidi, C-glicosidi e N-glicosidi.
    Gli O-glicosidi sono caratterizzati dall'unione delle Glicone e l'aglicone con una parte ad ossigeno (gruppo ossidrilico OH).
    Questo è un legame etereo, e sono i più diffusi nel regno vegetale. Il glicoside in questo caso è reversibile, ed in idrolisi acida si può scindere l'aglicone dalla corrispondente molecola zuccherina

    La molecola zuccherina può essere di tipo monosaccaride o a volte polisaccaride.
    Negli S-glicosidi il legame che unisce la parte zuccherina e quella non zuccherina è costituita da un atomo di zolfo. Anche questi legami sono reversibili costituiti da un gruppo ossidrilico OH dello zucchero e SH dell'aglicone.
    Gli N-glicosidi sono caratterizzati da un legame con un atomo di azoto.
    I C-glicosidi hanno invece un legame carbonio tra il glicone e l'aglicone, ma a differenza degli altri sono difficilmente idrosolubili e meno presenti in natura.
    Glicosidi sono composti molto diffusi nel regno vegetale, soprattutto concentrati nel succo vacuolare delle cellule.
    Possono essere amari o dolci, e la solubilità dipende sia da lo zucchero che dall'aglicone. Sono comunque insolubili in solventi apolari o poco polari. Vista la loro grande diversità a seconda della molecola dell'aglione che del legame tra esso e lo zucchero sono considerati una classe eterogenea con diverse proprietà ed attività farmacologiche.

    ALCALOIDI

    Sono tre principi attivi più potenti presenti nel regno vegetale. Sono sostanze organiche generalmente basiche, caratteristica conferita dalla presenza di uno o più atomi di azoto. Sono sintetizzati a partire dagli aminoacidi, e sono presenti nelle dieci 15% delle specie vegetali con concentrazioni superiori allo 0,01%. Sono presenti tutti gli organi della pianta, anche se in preferenza si accumulano i semi, foglie, corteccia e radici.
    Normalmente si trovano sotto forma di sali e localizzati nel succo del vacuolo in alcuni tessuti specializzati. Possono essere liquidi o solidi, generalmente in colori e di sapore amaro, insolubili in acqua od insolventi di media polarità. Mentre come sali hanno caratteristiche opposte. Le funzioni nella pianta sono di protezione contro gli animali o agenti microbiologici, oppure come ormoni. Gli alcaloidi generalmente, anche a piccole dosi, hanno la proprietà di esercitare potenti azioni farmacologiche sia nell'uomo che negli animali. I loro effetti sono numerosi, ed interagiscono con le attività del sistema nervoso, vegetativo, sulla muscolatura e possono avere un'azione antifungina, antibiotica ed antitumorale.
    Risulta complesso classificare gli oltre 3500 alcaloidi attualmente conosciuti. Una sorta di separazione è fatta in base alla considerazione botanica, chimica e biochimica.









    ISOPRENOIDI

    Sono qui metaboliti secondari nei quali è presente più di un'unità di 5 atomi di carbonio correlata all'isoprene (metilbutadiene).
    Appartengono a questa classe i multipli interi di unità composti da cinque atomi di carbonio (C-5), definiti terpeni e/o terpenoidi e sostanze che non hanno multipli interi di C-5 come gli steroidi, che però provengono dalla stessa via biogenetica. I terpeni sono presenti negli oli essenziali dei vegetali, nei composti volatili, ma anche in altre sostanze come gli acidi resinici, caroteni, ecc. che non sono volatili.
    In base ai multipli degli atomi di carbonio ( unità isoprenica) presenti si classificano in :



    Esempi di mono e sesquiterpeni li ritroviamo all'interno degli oli essenziali, i diterpeni negli acidi resinici. Mentre i triterpeni nello squalene, saponine, limonoidi ecc.

    Monoterpeni

    Tendono ad accumularsi in alcune famiglie di piante delle Liminaceae, Pinaceae, Rutaceae ed Umbilliferae, e si possono trovare anche in piccole quantità negli oli essenziali. Sono prodotti da specializzate strutture secretorie. Come le cellule oleifere, i peli ghiandolari ed i dotti resiniferi. La loro funzione è quella di attrarre con il loro odore gli insetti impollinatori o di proteggere i tessuti verdi dagli erbivori e dalle infezioni microbiche.
    Appartengono alla sottoclasse dei monoterpeni gli i droidi, spesso ritrovati come glucosidi, ed i secoiroidi.

    Sesquiterpenici

    Sono molto comuni natura. E spesso si trovano insieme ai monoterpeni nelle piante appartenenti alle Liminaceae, Myrtaceae, Pinaceae, e Rutaceae. Hanno attività antibiotica nella, e sono responsabili di dermatiti allergiche.

    Diterpeni

    Particolarmente presenti nelle conifere sembrano avere funzione protettiva contro le infezioni e gli attacchi degli insetti. In altre piante stimolano la crescita, e si ritrovano anche nei funghi. Li ritroviamo negli oli essenziali.

    Triterpeni

    Sono prodotti non volatili, e quindi si trovano allo stato solido.

    STEROIDI

    Dal punto di vista biogenetico sono simili ai triterpeni, ma possono avere anche un numero di atomi inferiore a 30, e possono essere presenti nelle saponine, glicosidi cardiaci ed anche nel regno animale (acidi biliari, ormoni sessuali, ecc.).

    STEROLI

    Sono alcoli secondari degli steroidi, chiamati anche FITOSTEROLI, a temperatura ambiente sono solidi cristallini. Sono presenti in natura in numero molto ampio.

    PROGESTINICI

    Sono composti steroidici a 21 atomi di carbonio diffusi soprattutto nel regno animale, anche in alcune piante.

    SAPONINE

    Sono dei glicosidi simili ai saponi, ed hanno la caratteristica di :
    - dare una schiuma persistente se agitati in soluzione acquosa;
    - essere tossici per i pesci;
    - emolizzare il sangue.
    I loro rispettivi agliconi sono denominati saponine, e possono essere di origine triperpenoidica o steroidica.

    GLUCOSIDI CARDIOTONICI

    Appartengono ai composti glicosidi, ed hanno la proprietà di modificare anche a piccole dosi il ritmo e l'ampiezza delle contrazioni cardiache.
    Questi glicosidi sono tutti derivati steroidici che per idrolisi danno origine aa :
    - zuccheri, di cui alcuni sono comuni come glucosio, mentre altri sono più particolari come il cimarosio ed il digitossosio;
    - agliconi, con struttura steroidica.

    COMPOSTI FENOLICI

    Sono quei metaboliti secondari caratterizzati da almeno un anello benzenico legato ad uno o più sostituenti ossidrilici di tipo fenolico. I più diffusi sono i flavonoidi, ma numerosi sono anche i chinoni (antrachinoni sopratutto), lignani, xantoni, cumarine, polifenoli (come i tannini), lignine e melanine.



    Fenoli semplici ed acidi fenolici
    Il più diffuso fenolo semplice è l'idrochinone, ma bisogna dire che gli acidi fenolici sono ancora più diffusi.
    Tanto per accennare alcuni : acido p-idrossibenzoico, protocatecuico, vanillico, siringico, gentisico, salicilico, gallico, ellagico. Sembrerebbe che questi acidi derivano dall'aromatizzazione dell'acido shikimico.

    CUMARINE

    Sono sempre dei fenilpropanoidi, con struttura chimica che deriva dalla ciclizzazione degli acidi o-idrossicinnamici, e sono ampiamente distribuiti nel regno vegetale.
    Li ritroviamo nelle Astataceae, Graminaceae, Umbelliferae, Rutaceae, Fabaceae, Lamiaceae e Orchideaceae. Sono dal punto di vista chimico dei lattoni aromatici, e possono essere classificate in : cumarine semplici, furanocumarine, piranocumarine, cumarine sostituite nell'anello pironico ed isocumarine.

    LIGNANI, NEOLIGNANI E OSSINEOLEGNANI

    Sono un'ampia classe di prodotti naturali caratterizzati dall'unione di due unità C6-C3, definite fenilpropanoide o propilbenzene. Possono subire varie modificazioni, come aggiunta di anelli carbociclici, perdita degli atomi, migrazione di legami ecc.

    FLAVONOIDI

    Il termine flavonoide significa giallo, ed è stato usato per classificare tutti quei composti la cui struttura è correlabile quello del flavone 2-fenilcrome. È una classe di metaboliti secondari molto diffusi nel regno vegetale, di norma sottoforma di glicosidi. In base al ossidazione degli atomi di carbonio essi possono essere suddivisi in almeno 12 sottoclassi : flavoni, flavanoni, flavonoli, diidroflavonoli, catechine, leucoantocianidine, antocianidine, isoflafoni, isoflavononi, calconi, diidrocalconi e aironi.
    I più abbondanti sono i flavoni, flavonoli e antocianidine. Alcuni composti sono fortemente colorati (antocianidine), altri incolori (flavanoni e catechine). Queste ultime sono le pie importanti dal punto di vista farmacologico.

    FENILPROPANOIDI

    Fenilpropeni
    Appartengono a questa sottoclasse alcuni componenti di oli essenziali quali anetolo (lo ritroviamo nell'essenza di anice e di finocchio), eugenolo ( particolarmente abbondante nell' olio essenziale di chiodi di garofano) e miristicina ( presente nell'olio volatile della noce moscata), che a differenza dei composti terpeni di derivano dall'acido shikimico.

    Acidi cinnamici (acidi fenilpropenici)
    Sono acidi presenti in quasi tutte le piante. Ad esempio l'acido p-cumarico, per varie trasformazioni chimiche, si porta alla formazione di lignani lignina, oppure con una biosintesi diversa agli xantoni e stilbenoidi.
    Il più comune acido è idrossicinamico è l'acido caffeico.

    XANTONI E STILBENOIDI

    Gli xantoni sono composti simili ai flavonoidi ma meno presenti in natura essendo confinati in poche specie. Sembrano derivare dagli antrachinoni e dalla via dell'acetato shikimato.
    Gli stilbenoidi sono composti fenolici che derivano dall'acido p-cumarico che shikimico. Sono presenti in natura allo stato libero sia come glicosidi, che come gruppi fenolici. Hanno distribuzione limitata, ma sono comuni nelle orchide e nel legno delle conifere. Particolarmente importante per le sue proprietà biologiche e il resveratrolo, uno dei costituenti della buccia dell'uva che ha proprietà antibiotiche (fitoalessine) che possiamo ritrovarlo nel vino, ed ha un'efficacia chemopreventiva contro diverse forme del tumore.

    CHINONI

    Sono tutti composti fenolicu caratterizzati dalla presenza del cromoforo base benzochinone. Essi possono essere divisi in tre gruppi:
    Chinoni semplici, tra i più comuni i naftochini (juglone, plumagina) ed antrachinoni (presenti in abbondanza nelle Fabaceae, Liliaceae, Rubiaceae, Verbenaceae) sono utilizzati come coloranti, alcuni invece si impiegano in specialità medicinali come lassativi. Molto conosciuti sono l'aloina, e l'ipericina (nafto-biantrone).

    TANNINI

    Sono composti polifenolici con peso molecolare abbastanza alto e molti gruppi ossidrilici di altra natura. Possono così di formare complessi stabili e forti con le proteine ed altre macromolecole. Questa proprietà è sfruttata da secoli per trasformare le pelli in cuoio per rendere quindi impermeabili e stabili.
    Essi sono molto diffusi nel regno vegetale, localizzati nei vacuoli, nella cera superficiale dei germogli, foglie, radici e semi.
    I tannini non interferiscono con il metabolismo della pianta se non dopo la rottura della cellula, procurando in questo caso anche danni metabolici. Essi infatti agiscono come difesa contro i patogeni. Per la difesa degli erbivori quando vengono mangiati, producendo astringenza, sapore amaro ritardando la risposta nutrizionale, ed a volte si comportano da elementi tossici.
    Nel contempo hanno anche perfetti benefici sia sugli animali che sull'uomo, perché sono dotati di proprietà astringenti ed antidiarroiche oltre a quelle antiossidanti, antibatteriche, antivirali, antitumorali, antinfiammatorie ed antiallergiche. Possiamo suddividerla in due grandi gruppi:
    - tannini idrolizzabili che sono molecole in cui gruppi ossidrilici sono totalmente o parzialmente esterificati con acidi fenolici. Questi composti sono presenti in piccole quantità nelle piante ed hanno proprietà di idrolizzarsi in ambienti acidi o debolmente basici e quindi di liberare lo zucchero e gli acidi fenolici;
    - tannini condensati che sono molto più diffusi dei precedenti e sono oligomeri o polimeri di unità flavonoidiche. Questi tannini, di trattamenti con acidi, danno luogo prodotti insolubili, fortemente colorati, chiamati flobafeni, o anche proantocianidine.

    GLICOSIDI CIANOGENETICI

    Sono sostanze che per idrolisi acida hanno la capacità di produrre acido cianidrico.
    Tali sostanze sono generalmente derivati zuccherini presenti nelle piante come le Rutaceae, Legumonseae e Gramignaceae.

    GLUCOSINATI

    Sono glucosidi, una classe di prodotti naturali presenti nel regno vegetale generalmente legati allo ione potassio. Idrolizzati da un enzima specifico (mirosinasi) forniscono un glicone ed un aglicone. Quest'ultimo degradandosi a solfato e isotiocianato, chiamato olio di mostarda, responsabile dell'aroma tipico. Sono circa 80 presenti particolarmente nelle piante delle Cruciferae.

    Edited by Piergiorgio - 1/12/2015, 10:31
     
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  3. yle77
     
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    Semplicemente spettacolare!!
    Ecco qui tutta la teoria che ho tanto faticato a cercare (e non trovato! ).
    Bravissimo Piergiorgio e complimenti per l'impegno!
    Questa pagina è da stampare, conservare e studiare per bene! :MOLLIE14.gif:
     
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    Grazie yle, mi dai conforto ;)

    Questa è la base su cui poggiarsi come dici bene tu. Ho cercato di renderla abbastanza semplice, ma la materia è duretta e non sempre ci si riesce.

    Comunque continuo pian pianino ad inserire all'interno di questa "base" quanto trovo di utile negli altri testi, sempre in modo scremato e diretto :)
     
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  5. Eleonora Federici
     
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    :furiosi42.gif:
    Mi avevi accennato di questo tuo progetto e vedo che come sempre mantieni le promesse!
    Non vedo l'ora di stamparmi tutto e studiare... Hai fatto un regalo a tutti noi.
    Grazie Piergiorgio!!!! :MOLLIE14.gif:
     
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    Prego Fede
    Mi sono accorto, con grande soddisfazione, che la sezione delle piante, le estrazioni e come usarle nelle preparazioni cosmetiche è sempre più visitata, e quindi aveva bisogno di più attenzioni.
    Giustamente se la "natura è bellezza" la natura sta a denominatore ... più la capiamo e più gli ci avviciniamo ;)
     
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5 replies since 25/11/2015, 17:46   394 views
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