La natura è bellezza

Posts written by Piergiorgio

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    Salve a tutti, oggi parliamo di un argomento molto interessante, parliamo del PH del terreno, in parole semplici un valore, è un numero, è un numero che identifica il nostro terreno e ci dice se è acido, neutro o basico.

    Qui trovate il video


    Qui trovate i link degli strumenti che ho utilizzato
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    Perchè è importantissimo conoscere questo valore, il PH appunto, questa reazione del terreno .... perchè in base a questo valore possiamo capire quali ortaggi e frutti crescono bene nel nostro terreno, e invece quali crescerebbero a stenti, e a questo punto saremo anche in grado di selezionare certi tipi di ortaggi che amano PH del nostro terreno e non altri, oppure potremo andare a correggere questo PH fino a che quel determinato ortaggio che tanto ci piace possa crescervi bene.
    Cercherò di rendere il concetto molto semplice e divido questo tutorial in tre parti:
    - In questo primo video facciamo la teoria, il mattone come si dice, non vi preoccupate non vi annoio e non vi faccio addormentare, ma vedremo per benino che cosa significa il PH, capiremo perchè una pianta soffre in un determinato terreno e non in un altro ed altre cose interessanti e fondamentali;
    - nel secondo video facciamo la pratica, facciamo una prova in campo di come si misura il PH, prenderemo il terreno e lo andremo a misurare, video scorrevole ed impareremo a questo punto ad analizzare il nostro terreno;
    - nel terzo ed ultimo video di metto un elenco, ordinato dalla A alla Z, di tutti gli ortaggi e piante più comuni che potete coltivare, in modo che dandogli uno sguardo già sapete se il vostro terreno è adatto ad accogliere una coltivazione piuttosto che un’altra
    Ci siamo? Dai adesso che siamo freschi andiamo a fare la teoria.

    Il PH del terreno ci dice, come abbiamo già accennato, se il nostro terreno è acido, neutro o basico, quindi indica una reazione chimica del nostro terreno, una reazione che è data dal rapporto che c’è tra la quantità di ioni idrogeno e ioni ossidrile.
    C’è una scala che ci aiuta a stabilire quando si passa da un terreno con una certa reazione ad un altra, è una scala che ha un valore pari a 0 fino ad un massimo di 14, dove lo zero è la zona molto acida, ed il 14 molto basica, in mezzo c’è la zona neutra.
    Adesso che sappiamo che un terreno può essere acido, neutro o basico, ci serve a qualcosa. Certo che si, ci fa capire due cose fondamentali.
    In base al PH del terreno ci sono elementi nutritivi che le alle piante riescono ad assorbire ed altri elementi invece non riescono ad assorbire.
    Come scendiamo sotto ad un PH 6 l’assorbimento degli elementi nutritivi principali, ossia l’azoto il fosforo ed il potassio, non sono più ottimali, e la stessa cosa vale anche quando superiamo un PH 8.
    La conclusione è questa, il PH ottimale del terreno è quando è compreso tra 5,5 e 7,5, quindi un terreno tra un appena acido, ad appena basico.
    E qui abbiamo già capito molte cose, abbiamo capito che se vogliamo che le nostre piante con le loro radici possono prelevare le sostanze nutritive dal terreno e crescere belle fresche e rigogliose la condizione ottimale è avere un PH tra 5.5 e 7.5
    Poi ogni famiglia di ortaggi ha un intervallo ottimale di PH del terreno che preferisce, ma questo aspetto lo andiamo ad approfondire nel terzo video dove vi metto tutti gli ortaggi che normalmente possiamo coltivare nei nostri orti ed i loro relativi valori di PH, quindi avrete le indicazioni per melanzane, peperoni, zucche, cetrioli ecc ecc.
    A questo punto abbiamo chiarito un aspetto importante, che è sempre stato sotto i nostri occhi ma non gli davamo peso, l’importanza di conoscere il PH del nostro terreno, perchè da questo dipende la crescita dei nostri ortaggi e dei nostri frutti, il successo di avere ortaggi più belli sani e vigorosi, e possiamo magari aggiustare il PH del nostro terreno, anche solo in piccole zone confinare, se ci piacciono ad esempio i lamponi che amano un PH un po acido.
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    eccoci qua ad un argomento molto interessante, oggi vediamo come concimare con la cenere di legna il nostro orto, o il nostro frutteto.

    questo è il video dove potete vedere il tutorial


    Sin dai tempi più antichi i nostri nonni spandevano la cenere nell’orto, loro sapevano dosarla bene con la loro lunga esperienza, sapevano che è ricca di fosforo calcio e potassio, poi è stata a lungo abbandonata, sostituita dai concimi di sintesi che invece, a parer mio, debbono essere usati solo come integrazione alle fertilizzazioni ai concimi organici e non il contrario, ma oggi l’andiamo a riscoprire, perchè vi assicuro che è un integratore naturale, ammesso nell’agricoltura biologica, ed invece di considerarla come rifiuto oggi la riscopriamo come risorsa per arricchire il terreno del nostro orto.
    Mi raccomando, dovremo utilizzare solo quella prodotta dalla combustione della legna del caminetto o della stufa, o dei fuochi dove abbiamo bruciato le potature, quella delle stufe a pellet è una cenere pirolizzata e risulta povera di elementi nutritivi.

    GLI ELEMENTI NUTRITIVI

    La cenere di legna è circa 1.5% in peso della legna bruciata, si presenta con un colore grigiastro, soffice, priva di acqua ma molto ricca di elementi minerali,. Infatti la cenere è un ottimo integratore di quegli elementi nutritivi che a volte sono carenti nel terreno, e non sono facili da reperire, come il potassio, fosforo e calcio.
    Per darvi un punto di riferimento medio contiene in percentuale, variabile a seconda del materiale bruciato, i seguenti macroelemeti nutritivi :
    Azoto (N) 0%
    Fosforo 3,5%
    Potassio (K2O) 10%
    Magnesio (MgO) 10%
    Calcio (CaO) 30 %
    E’ proprio il calcio con la sua elevata quantità a far si che la cenere ha una reazione basica, con PH intorno a 12.
    E qui ci si apre un mondo, in che senso direte voi, nel senso che siccome la cenere è molto ricca di potassio e potassio la potremo andare a dare come integratore in quelle piante che amano questi elementi.

    ORTAGGI CHE AMANO LA CENERE

    E’ ottima quindi per le colture che necessitano questi elementi in quantità, ad esempio le patate, le fragole, il radicchio, la cicoria, il sedano, la zucchina e la zucca, il peperone, il pomodoro, il melone, ma anche il finocchio.
    Inoltre in questa sostanza visto che vi è anche una forte dose di calcio è ottima per migliorare la situazione del marciume apicale del peperone e del pomodoro.

    QUANTA CENERE NELL’ORTO?

    Veniamo ai quantitativi da dare nel nostro orto. Mi ripeterò, ma una cosa fondamentale è conoscere il PH del nostro orto se vogliamo ortaggi belli e rigogliosi.
    Nel concimare con la cenere bisogna bilanciare i nutrimenti alla pianta visto che non apporta azoto, e bisogna capire quanto innalza il PH del nostro terreno.
    Detto questo la dose massima che vi consiglio è di 100 grammi all’anno per metro quadrato di orto per arricchire il vostro terreno di fosforo potassio e calcio di tutte le verdure che abbiamo elencato prima. Non superate questi quantitativi in quanto la cenere non percola facilmente e rimane a lungo nel terreno.
    Ho fatto le prove per voi sui mio orto, che ha un PH 6.2, e aggiungendo 100 gr di cenere mescolandola al terreno sino ad una profondità di 20 cm, la classica vangatura, il PH è pari a 6,7.

    COME DISTRIBUIRLA

    Per non sbagliarvi dovete misurare la porzione del vostro orto dove la volete distribuire per integrare quel terreno degli elementi nutriviti che contiene, poi moltiplicate i metri quadrati per 100 grammi. Facciamo un esempio, prendo una porzione di terreno, la misuro, un lato è 2 metri, l’altro lato 1,50 metri, 2x1.50 è 3 mq, per 100 grammi 300 grammi di cenere. Me la peso, ed a questo punto posso spargerla. Per farlo in modo uniforme, finché non ci avete preso la mano, un consiglio è utilizzare magari un colapasta, e date cenere in modo uniforme, come se dobbiamo mettere lo zucchero a velo su una bella torta.
    Adesso prendete la vanga o una zappa ed interrate la cenere nel terreno. La possiamo distribuire quando vogliamo, è un integratore, e possiamo anche aggiungerla al letame ad ottobre in quei letami ricchi di azoto ma poveri di potassio e calcio, nei sovesci delle erbe, nel rincalzo, l’importante è interrarla un po.

    ATTENZIONI

    NO TERRENI ALCALINI, hanno già di per se alto il ph e se lo alziamo ulteriormente andiamo a renderlo un terreno difficile per la sopravvivenza delle piante
    NO alle PIANTE ACIDOFILE, come lo sono le Camelie, Ortensie. Eriche. Azalee. Rododendri. Mirtilli. LAMPONI e state attenti sugli agrumi.
    Fate sempre la misura del PH del vostro terreno, mai esagerare con l’apporto di cenere, il poco basta il troppo guasta, se la date e distribuite come vi ho detto abbiamo un equilibrio tra microorganismi che sono stimolati nell’attività di miglioramento del suolo e quelli che invece vengono rallentati.
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    Sono il marito, poi gli riporto la notizia :)
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    Secondo me non è conveniente, anche perchè la "bontà" di un olio estratto in corrente di vapore con cesto sopra ed acqua sotto è migliore a quella di vapore diretto da altra fonte e cesto.
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    Si Chiapas, infatti ci sono distillatori che hanno il cesto della droga sopra all'acqua che bolle e crea vapore, altri i cui arriva vapore da una fonte esterna.
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    Benvenuto Marcello. Il periodo balsamico varia un pochino in base alle località climatiche, ma lo standard "novembre" per l'alloro va bene ... buona estrazione allora :)
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    Francesco, il prossimo anno passa direttamente al sapone molle potassico, oppure al piretro naturale
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    QUI TROVATE IL VIDEO



    La verticillosi è un fungo che vive nel terreno e colpisce moltissime
    piante orticole.
    Questi funghi praticamente bloccando il sistema linfatico della pianta e possono essere colpiti anche i semenzai, quindi non sappiamo al momento dell’acquisto se le nostre piantine sono ammalate perchè non è possibile osservarne i sintomi.
    Si manifesta esteriormente come un avvezzimento della foglia, inizialmente vediamo la foglia appassirsi e decolorarsi a chiazze, più o meno grandi.
    L’avvizzimento può essere asimmetrico, in quanto sezioni della pianta rimangono turgide.
    Nella melanzana comunque i sintomi di appassimento da Verticillium sono lenti, ed il sintomo caratteristico della malattia è una lesione a forma di V che si sviluppa in corrispondenza degli apici fogliari più vecchi e che successivamente si espande fino a ricoprire l’intera foglia e raggiunge il picciolo.
    Con il passare del tempo poi segue l’ingiallimento ed il disseccamento dell’intera foglia. Se l’attacco è grave della parte aerea appassisce velocemente specie nelle ore calde della giornata e nei casi più gravi si può andare incontro alla veloce morte dell'intera pianta.
    Una sezione trasversale all’altezza del colletto di piante infette rivela la presenza di tessuto vascolare di colore marrone scuro che può estendersi fin dentro il midollo ed arrivare a interessare anche il fusto e i rami. I frutti prodotti da piante infette sono piccoli, a volte deformati e decolorati internamente.

    CONDIZIONI FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DELLA MALATTIA
    I funghi possono sopravvivere nel terreno e nei residui vegetali per diversi anni e con temperature comprese tra 21 e 25 °C favoriscono lo sviluppo della malattia, che penetra nelle piante attraverso le ferite sulle radici dovute alle pratiche colturali, alla formazione di radici secondarie.
    Lo sviluppo della malattia è favorito dai terreni molto argillosi.
    COSA FARE
    Le piante soggette a verticillosi andrebbero sostituite nei nostri piccoli orti con piante sane, ma se abbiamo colture intensive ci sono prodotti antifungini che danno buoni risultati, a esempio a base di Fosetyl alluminio da nebulizzare sulle foglie ed annaffiarci la pianta, è un sistemico a breve carenza e se la pianta non è molto colpita, quindi la circolazione linfatica è buona, sono buone anche le speranze di mantenere la pianta produttiva.
    CONTROLLO
    La fumigazione del terreno, la solarizzazione e l’avvicendamento colturale con piante non ospite aiutano a ridurre l’incidenza della malattia. Sebbene in commercio non esistano varietà resistenti, in alcuni paesi si utilizza la pratica dell’innesto su portainnesti resistenti.
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    QUI TROVATE IL VIDEO CHE VI SPIEGA IL VIRUS DEL CILIEGIO



    Il ciliegio è afflitto da numerose malattie e spesso tra queste troviamo quelle indotte da virus che possono compromettere in varia misura la vigoria delle piante, la produttività ma sopratutto la qualità dei frutti.
    Andiamo oggi a vedere il virus della maculatura del ciliegio.


    SINTOMI
    E’ un virus frequente nei ciliegeti, e delle drupacee in genere, e sembrano essere suscettibili certi tipi di cultivar e certi tipi di portainnesti che sono portatori dell’infezione.
    Nel ciliegio, analogamente al pesco, i sintomi dell’infezione si evidenziano con maggior chiarezza con la comparsa in primavera di piccole macchie decolorate del frutto, sia circolari sia lineari, ma le possiamo rinvenire anche sulle foglie che possono confluire tra loro e si sovrappongono (mosaico).
    Con il tempo i tessuti interessati necrotizzano e si distaccano da quelli sani conferendo alla lamina fogliare un aspetto bucherellato. Le foglie colpite dalla necrosi di solito cadono anticipatamente. Un altro sintomo a carico delle foglie della vegetazione primaverile di qualche ramo o branca è dato dalla presenza di maculatura lineare ad andamento irregolare o con aree di colore bianco- giallo, sparse irregolarmente o confluenti sulla lamina.
    Sui frutti l’infezione può causare alterazione di colore della buccia esterna e la comparsa di tacche depresse ed imbrunimento della polpa interna. Al fine della maturazione di hanno vere e proprie butterature con non commerciabilità dei frutti.
    Le piante affette presentano generalmente un ritardo nella ripresa vegetativa primaverile e possono subire una sterilità e malformazione dei sepali e dei petali e accecamento delle gemme a legno e a fiore che porta al diradamento della chioma e ad una minore produzione di frutti.
    INTERVENTI
    Gli agenti che trasmettono il virus possono essere tanti e non facilmente individuabili, ad esempio possono essere i materiali di propagazione già malati, quindi portainnesti e marze, gli attrezzi da potatura non disinfettati, gli afidi, il polline che arriva da piante malate. I trattamenti repentini di controllo degli afidi possono diminuire la probabilità di propagazione del virus ma chiaramente non la eliminano.
    Le piante malate, purtroppo, non sono recuperabili, sono anzi veicolo di infezione e andrebbero eliminate e bruciate lontano dalla zona coltivata.
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    QUI VI METTO IL VIDEO DEL POLLAIO CHE HO NELLA MIA FATTORIA




    La gallina è un animale che vuole vivere all’aperto ed avere un buono spazio da girare, da razzolare. Gli piace scavare la terra con le zampe alla ricerca di insetti e larve, lo fa sopratutto in quelle zone ricche di humus, intorno alle legnaie, è un onnivoro ed ha una vasta alimentazione.
    Negli spazi ristretti o nelle gabbie crescono quindi in cattività, e possono beccandosi e ferirsi, ecco che per evitare questo inconveniente gli viene “tagliato” il becco, una mutilazione vera e propria perchè se madre natura gli lo ha fatto a qualcosa serve, infatti con il becco uncinato si aiutano a spezzare piccoli frutti o foglie. Se vivono in spazi aperti questo non succede, quindi deve essere concesso loro uno spazio all’esterno durante il giorno di almeno 10 m2 a gallina, ed in questo modo si ha il beneficio che le deiezioni sono distribuite in modo equo sul terreno, se ne ricava una buona fertilizzazione e basse emissioni di nitrati.

    Oltre a questo spazio all’aperto, dove la gallina è libera di muoversi ed andare alla scoperta dell’ambiente circostante becchettando, ruspando ed andando alla ricerca di cibo mangiando fili di erba, insetti e vermi, stando all’aria fresca ed dalla luce naturale.
    Se riusciamo a realizzare il recinto del pollaio dove poi ci sono anche siepi ed alberi che formano aree naturali di ombra e riparo dai predatori, oltre che dal vento, pioggia e sole, abbiamo dato regalato alla nostra gallina la felicità di vivere, possono rincorrersi, spiegare le ali, e questo lo noteremo sulla bontà e genuinità delle uova.

    Alle galline occorre nel pollaio un’opportunità di appollaiarsi su parti rialzate dal terreno, ed zona dove fare bagni di polvere per potersi liberare degli insetti, una zona dedicata al nido per la deposizione delle uova, un abbeveratoio ed una mangiatoia.

    Se avete rispettato gli spazi di esterni di 10 mq a gallina le vaschette vanno riempite solo la sera, dandogli il giusto quantitativo di cibo per il fabbisogno nutrizionale. In questo modo la mattina a digiuno vanno nel prato alla ricerca di insetti ed erba, che deve essere la loro alimentazione naturale e quella principale, la sera viene dato loro quanto manca per vivere in modo equilibrato. In questo modo abituiamo anche la gallina che se ad una certa ora si cena, lei rientra molto volentieri nel pollaio, per poi mettersi appollaiata e riposare.

    Nella gabbia vanno messe le cassette di plastica, riempite di paglia: ogni cassetta farà da giaciglio alla gallina che vi depositerà il suo uovo.

    L’alimentazione delle galline è molto varia, sono come detto onnivore, mangiano mais che però deve essere spezzettato, Grano, Verdure, Frutta, Pane duro.
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    Ben arrivata nel forum Baebara :)
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    Ciao ... non ho nulla da consigliarti come sito ... prova Amazon
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    Perfetto :D
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    Benvenuto nel gruppo :)
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    Benvenuta nel forum Danila ... per le erbe aromatiche ed oleoliti puoi fare riferimento a me ;)
3052 replies since 22/12/2011
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